Antico Archivio Regio


Fondo

Estremi cronologici:  1323 - 1832

Consistenza: 1310 unità

Descrizione: 
L'Antico Archivio Regio è un complesso documentario (6 pergamene, 446 registri, 442 fascicoli, 37 mazzi, 95 volumi, 13 buste) costituito dagli archivi delle magistrature preunitarie risalenti al periodo della dominazione catalano-aragonese e spagnola (1323-1720) - durante la quale vi fu la breve parentesi austriaca (1708-1717) - e la sabauda (1720-1847) tra cui si segnalano: il governatore generale (1324-1418), l'amministratore generale(1323-1413), il viceré (1418-sec. XIX), il reggente la Reale Cancelleria (1487-1847), il Parlamento (1355-1699), il procuratore reale (1413-1720), il maestro razionale (1480-1720) e il Tribunale del Regio Patrimonio (secc. XVI-XVIII). Il fondo costituisce il nucleo originario della documentazione conservata nell'Archivio di Stato di Cagliari. Esso si presenta come una miscellanea articolata in 29 categorie che sono il risultato di un ordinamento per materia disposto nel Settecento dalla monarchia sabauda. Fu infatti il re Carlo Emanuele III che nel 1763, con regio biglietto del 10 settembre, ordinò che si istituisse un archivio in cui riporre la documentazione non più occorrente allo svolgimento dell'attività amministrativa in corso: tale materiale doveva costituire il precedente cui fare riferimento nell'azione di governo, anche in considerazione del fatto che la nuova dinastia piemontese era tenuta a rispettare e lasciare in vita le preesistenti istituzioni di origine iberica. Nel "nuovo" archivio generale vi confluirono quindi i documenti degli uffici spagnoli cessati, pratiche concluse ed esemplari di atti normativi vigenti. L'amministrazione sabauda stabilì di riordinare le carte secondo il metodo per materia che si ispirava ai principi dell'enciclopedismo francese allora in voga. L'intera documentazione fu quindi suddivisa, sulla base delle istruzioni regie che prevedevano una serie di materie principali e secondarie, in 29 categorie dove, nella maggior parte dei casi, si spezzò il vincolo archivistico tra le carte e si perse spesso il legame con la provenienza, senza arrivare però allo smembramento materiale delle unità (registri e volumi). Tuttavia anche nei casi in cui il soggetto produttore non venne meno, la documentazione venne ripartita in più categorie: così l'archivio del procuratore reale risultò frammentato nella categoria XX, denominata Procurazione reale ed in altre come, ad esempio, la XXI, Arrendamenti, infeudazioni e stabilimenti, e la VIII , Capibreviazioni, che sono ugualmente testimonianza delle funzioni espletate dall'ufficiale regio. Una volta create le 29 categorie e raggruppati materialmente i documenti, gli ordinatori settecenteschi si accinsero a redigere lo strumento di ricerca. Essi dapprima regestarono le singole carte contenute nelle unità archivistiche, sia sciolte che legate, ne fecero degli elenchi e li unirono materialmente alle stesse unità. Compilarono quindi cinque repertori o indici per materie: - Materie politiche e di governo - Materie giuridiche - Materie economiche - Materie militari - Materie ecclesiastiche In ogni indice vennero riportati in ordine cronologico i regesti delle singole unità documentarie con il rinvio al rispettivo pezzo archivistico e alle carte. Alle carte che nel 1763 andarono a costituire il fondo miscellaneo, si aggiunsero, nel corso dell'Ottocento, con diversi "versamenti", altri documenti provenienti dalle magistrature sabaude: non venne alterato l'impianto esistente ma furono incrementate le categorie già esistenti. Lo strumento di consultazione del fondo risale al 1902 e fu redatto dall'allora direttore dell'Archivio di Stato di Cagliari, Silvio Lippi, in occasione della pubblicazione dell'Inventario Generale dei fondi conservati nell'Istituto . Esso rispecchia l'articolazione nelle 29 categorie, risultato dell'ordinamento settecentesco. La possibilità di un riordinamento del fondo per riportare alla luce i vari soggetti produttori e i loro archivi, è stata presa in considerazione più volte; tuttavia non è sembrato opportuno intervenire su un complesso documentario che per oltre un secolo è stato oggetto di investigazioni che hanno prodotto una ampia letteratura storiografica con citazioni archivistiche tratte dallo strumento inventariale esistente e che ancora oggi è uno dei più consultati. E' ipotizzabile semmai una ricostruzione virtuale dei vari archivi con i rispettivi soggetti produttori; si tratta di avviare un progetto di descrizione separata della documentazione archivistica e dei soggetti produttori utilizzando gli standard descrittivi ISAD(G) e ISAAR (CPF); un primo esperimento, nell'ambito delle schedature di prova relative agli standard, ha dato infatti risultati soddisfacenti. (G. Catani, C.Ferrante) 1 Sulle origini dell'Archivio di Stato di Cagliari e sulla sua storia cfr. F. LODDO CANEPA, Il R. Archivio di Stato di Cagliari dalle origini ad oggi, in "Archivio storico sardo", XXII (1939-1940), fascc. 1-4, pp. 97-209; G. OLLA REPETTO, L'Archivio di Stato di Cagliari nella letteratura archivistica dall' '800 alla "Guida generale", in " Archivo storico sardo", XXXIII (1982), pp. 255-268; ID, La politica archivistica di Alfonso IV d'Aragona, in XI Congresso di Storia della Corona d'Aragona, Palermo 1984, pp. 461-479; G. CATANI, voce Sardegna, in MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, Gentium memoria archiva. Il tesoro degli Archivi, Roma 1996, p. 301; ID., Archivio di Stato di Cagliari, Roma-Viterbo 2001, pp. 3-5; R. CONDE DELGADO DE MOLINA, Los archivos reales o la memoria del poder, in El poder real en la Corona de Aragón (siglos XIV-XVI), Atti del XV Congreso de Historia de la Corona de Aragón, tomo I, vol. II, Zaragoza 1996, pp. 123-139;. In particolare sull'Antico Archivio Regio cfr. S. LIPPI, Inventario del R. Archivio di Stato di Cagliari e notizie delle carte conservate nei più notevoli archivi comunali, vescovili e capitolari della Sardegna, Cagliari 1902, pp. 3-28; G. CATANI, Alcune note sulle carte catalano aragonesi conservate nell'Archivio di Stato di Cagliari, in Milites, Atti del Convegno (Milites, Castelli e battaglie nella Sardegna tardo-medievale). Saggi e contributi, Cagliari 1997, pp. 305-315. 2 Sul Trattato di Londra (1718) che sancì la cessione del Regno di Sardegna ai Savoia con l'obbligo del rispetto delle istituzioni preesistenti cfr. A. MATTONE, La cessione del Regno di Sardegna dal trattato di Utrecht alla presa di possesso sabauda (1713-1720), in "Rivista storica italiana", CIV (1992), fasc. 1, pp. 5-89; cfr. inoltre E. MONGIANO, Universae Europae securitas: i trattati di cessione della Sardegna a Vittorio Amedeo di Savoia, Torino 1995; A.GIRGENTI, Vittorio Amedeo II e la cessione della Sardegna: trattative diplomatiche e scelte politiche, in "Studi storici", XXXV (1994), n. 3, pp. 677-704. 3 S. LIPPI, Inventario del Regio...cit.