Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato - AAMS. Saline di Cagliari (1899-1984)
Enti
Lo sfruttamento del sale e delle saline nelle spiagge che da Cagliari si distendono verso oriente fino a Quartu affonda le radici nei secoli. L’opera dell’uomo ha lasciato tracce indelebili nel paesaggio e nelle rappresentazioni cartografiche del territorio interessato. Dall’epoca medievale fino all’età sabauda, passando per la dominazione catalano-aragonese e spagnola, si sono stratificati negli archivi cagliaritani documenti che ci narrano di diritti, gabelle, comandate, lavori forzati, privatizzazioni.
Da punto di vista naturalistico la salina si forma tra i due cordoni del litorale, Poetto e Is Arenas, come zona depressa occupata dalle saline e dallo stagno di Molentargius. L’impianto per la produzione del sale è invece caratterizzato dai bacini in cui si realizza l’evaporazione dell’acqua (“evaporanti”, il più importante dei quali è appunto Molentargius) e da bacini “salanti” (dove avviene la cristallizzazione del sale): Boccarius, Rollone, Stagno di Mezzo e Palamontis. La terza zona era costituita dalla Salina del Lazzaretto (alla confluenza dei canali Palafitta e Lazzaretto) oggi urbanizzata.
Il profilo biografico che segue racconta l’ultimo tratto di percorso di questa lunga storia da quando nel 1899 le Saline di Cagliari sono messe sotto la gestione diretta del Monopolio di Stato fino alla loro chiusura nel 1984. Da questo momento il ruolo strategico che le Saline hanno rivestito nell’economia del territorio (di Cagliari e del suo circondario: Quartu, Quartuccio e Selargius in primis) passa a una nuova fase, altrettanto strategica per la Sardegna, di valorizzazione ambientale e culturale del paesaggio e di promozione di un turismo consapevole.
Questo profilo accompagnerà chi vorrà addentrarsi nelle carte del fondo archivistico prodotto dagli Uffici delle Saline conservato presso l’Archivio di Stato di Cagliari che custodisce la documentazione amministrativa e l’indispensabile documentazione tecnica in cui sono raccolte la memoria degli ultimi cento anni di vita dell’ente e le informazioni indispensabili per progettare il futuro dell’area di Molentargius.
Monopolio e imposta sul sale nell’Italia unita
La prima legge postunitaria fondamentale sulla privativa dei sali e tabacchi è la legge n. 710 del 13 luglio 1862 (Sulla privativa dei Sali e Tabacchi) che sancisce che «la fabbricazione dei tabacchi, la estrazione del sale dall'acqua del mare, dalle sorgenti saline e dalle miniere, e la importazione e lo spaccio dei tabacchi e del sale sono riservati allo Stato», con l’unica eccezione della fabbricazione e vendita del sale nelle isole che rimarranno libere e non soggette a privativa. Il prezzo di vendita ai rivenditori e ai consumatori è di esclusivo appannaggio statale. Dell’ottobre dello stesso 1862 sono i regi decreti che regolamentano l’operatività della Direzione delle Gabelle del Ministero delle Finanze incaricata di gestire dogane, manifatture tabacchi, saline, dazi di consumo e imposte di produzione.
Con le leggi n. 2396 e n. 2397 del 5 giugno 1865 (Sulla privativa dei Sali e Tabacchi e Sulla privativa dei sali e tabacchi con le variazioni ed aggiunte sancite da quella del 15 giugno 1865, n.° 2396) fu dato nuovo assetto alla materia (come l’estensione dell’esercizio della privativa all’isola di Capraia). In particolare, furono introdotte norme precise per la lotta al contrabbando, tra le quali l’istituzione intorno alle saline di una zona di vigilanza di 10 chilometri a partire dalla loro cinta. Per evitare l’importazione di sottoprodotti del sale (utilizzati ad esempio nel settore alimentare) venduti a prezzi più bassi del sale del monopolio, fu inoltre necessario arrivare a una definizione sicura e certa di ciò che era da considerarsi sale agli effetti della privativa: «ogni miscela di sali solubili, nella quale il cloro sia in proporzione maggiore di 15,2 e il sodio di 9,8 per cento» (art. 13 della legge 6 luglio 1883, n. 1445).
Con la riforma del ministro Gagliardo (Regio decreto 27 settembre 1893, n. 557), la Direzione Generale delle Gabelle venne suddivisa in due Direzioni generali: quella delle Gabelle per sovrintendere a dogane, dazi di consumo e tasse di fabbricazione e quella delle Privative per i servizi di sale, tabacchi e giochi (poi dal 1917 Direzione Generali dei Monopoli, dalla quale discenderà poi l’Azienda dei Monopolio di Stato). Con la Prima Guerra Mondiale si assistette a un incremento dei consumi dei generi di privativa, che segnò non solo un aumento della produzione ma anche una modernizzazione degli impianti, che assunsero le proporzioni di grandi imprese industriali. Questo passaggio fu la spinta a cercare una gestione più snella e funzionale di quella garantita dalla Direzione Generale Privative e che si concretizzerà in età fascista con l’istituzione dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) alle dipendenze del Ministero delle Finanze ma con proprio bilancio e Consiglio di amministrazione per esercitare «servizi di monopolio di produzione, importazione e vendita dei sali e tabacchi e produzione e vendita del chinino di Stato» (R.D.L. 8 dicembre 1927, n. 2258, convertito dalla legge n. 3474 del 6 dicembre 1928; Regolamento 29 dicembre 1927, n. 2452). La struttura della AAMS prevedeva una Direzione Centrale e organi produttivi (manifatture e saline) e commerciali periferici. Le Saline marine erano dislocate a: Margherita di Savoia, Cagliari (con le sezioni di Sant’Antioco e Carloforte), Tarquinia e Cervia (con la sezione di Comacchio).
Il monopolio del sale e del tabacco fu regolato in seguito da altre due leggi: legge 17 luglio 1942, n. 907 (Legge sul monopolio dei sali e dei tabacchi), e legge 11 luglio 1952, n. 1641 (legge di modifica della L. 907/1942). La legge del 1942 dedica tutto il Titolo primo al Monopolio del sale: produzione, vendita, importazione, tutela (art. 1 «La estrazione del sale dall'acqua del mare, dalle sorgenti saline, dalle miniere, la produzione del sale in qualunque altro modo la raccolta, l'introduzione e la vendita del sale sono soggette a monopolio di Stato in tutto il territorio del Regno, fatta eccezione per la Sicilia, per la Sardegna e per le isole minori ad esse adiacenti, per la provincia di Zara e per i comuni di Livigno e di Campione d'Italia.»).
Con il Trattato di Roma e una nuova prospettiva del mercato europea, inizia il cammino che porterà a un radicale cambiamento della gestione dei generi di privativa; il DPR 30 dicembre 1969, n. 1131 (Deroghe al monopolio dei sali ed al monopolio delle cartine e tubetti per sigarette) e poi il D.L. 18 dicembre 1972, n. 787 (convertito in Legge 16 febbraio 1973, n. 10) sanciranno l’abolizione del monopolio dello Stato della vendita del sale dal 1° gennaio 1974. All’AAMS rimarrà il diritto esclusivo all’estrazione.
Nel 1999 (D.lgs. 9 luglio 1998, n. 283), la produzione e la commercializzazione del sale e del tabacco viene assegnata al neonato Ente Tabacchi Italiani (ETI), acquisito nel 2004 dalla British American Tobacco, lasciando all’AAMS solo la competenza sui giochi. Con il D.L. 6 luglio 2012, n. 95 (convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012, n. 135), art. 23-quater, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è incorporata dal 1° dicembre 2012 nell'Agenzia che assume il nome di Agenzia delle dogane e dei monopoli.
Le Saline di Cagliari
Un reale impulso alla modernizzazione del sistema delle saline di Cagliari e all’inserimento nelle rotte del commercio internazionale (in particolare quelle dirette verso il nord Europa, in particolare la Russia, la Svezia e la Norvegia) si ha a partire dalla metà del XIX secolo quando si gettano le basi per una gestione industriale. L’introduzione di macchinari a vapore in sostituzione di quelli a trazione animale, l’apertura dei canali di alimentazione e navigabili, la sostituzione delle comandate con operai pagati, la presenza di società finanziarie straniere dimostrano l’evoluzione che interesserà la produzione e la vendita del sale negli anni a cavallo dell’Unità d’Italia. In questi anni prende sempre più forma la città del sale: si costruiscono e via via si attivano canali (Terramaini, Palafitta, Boccarius, San Bartolomeo), depositi, il bagno penale dell’area di San Bartolomeo, la darsena.
Nel quadro del generale processo di ammodernamento delle strutture economiche del Regno di Sardegna, nel 1852 il governo Cavour, con l’obiettivo di ottenere una gestione più efficiente degli impianti, decise di affidare, in concessione trentennale, le saline alla Società anonima franco Italiana (con prevalenza di capitale francese) costituita da Jean Pierre Pescatore e Adolphe Auguste Chappon. Il costo della concessione venne quantificato nel pagamento di 18 lire a tonnellata di sale, con l’obbligo di consegnare ai magazzini dello Stato un quantitativo definito di sale di buona qualità all’anno (30.000 tonnellate) e lasciando la restante produzione alla libera esportazione. Nel 1882 la concessione passò in mano alla Società di Navigazione Generale fino al 1890. Nonostante il prezzo a tonnellata fosse sceso a 6 lire e il quantitativo da destinare ai magazzini delle privative a 63.000 tonnellate, la gestione della Società franco italiana aveva lasciato una solida eredità in grado di mantenere il sale di Cagliari concorrenziale sul piano internazionale e garantire successo anche alla nuova società concessionaria. Con mutate condizioni dell’appalto (aumento del sale destinato ai depositi delle Gabelle, qualità della produzione), la concessione fu rinnovata alla Società di Navigazione Generale fino al 1899 (concessione del 11 luglio 1890). Negli anni dal 1891 al 1899 la produzione di sale diminuì probabilmente per il sommarsi di annate caratterizzate da clima avverso e della politica commerciale della Società orientata alla ricerca di nuovi mercati.
Allo scadere della convenzione, la Direzione delle Gabelle avoca a sé l’amministrazione diretta delle Saline di Cagliari e con la legge 4 marzo 1900, n. 78 viene autorizzata la spesa di 600.000 lire per l’acquisto dalla Società di Navigazione Generale «del materiale mobile e dei sali esistenti presso le saline di Sardegna».
Nel 1909 la salina di Carloforte fino a quel momento alle dipendenze della Direzione di Cagliari verrà resa indipendente con un proprio ufficio di direzione autonomo (regio decreto 18 febbraio 1909, n. 123); da quel momento le saline di Sardegna si distingueranno in Saline di Cagliari e in Salina di Carloforte.
A Cagliari, l’intreccio di strade e canali: canali di alimentazione, canali di scolo, canali navigabili che portano al mare si andrà trasformando dalla metà degli anni ’20. Nel 1925-1926, contributi statali per un miliardo di lire (R.D.L. 6 novembre 1924, n. 1931, la “legge del miliardo”) furono di impulso a un rilancio urbanistico e infrastrutturale della Sardegna tra il quale è da annoverare anche l’ampliamento e le modifiche alla Saline di Cagliari: bonifica nelle zone limitrofe, ammodernamento delle strutture, impianti per le lavorazioni speciali. Oltre al sale comune e per usi alimentari fu avviata anche la produzione di sali potassici, del solfato di magnesio, dei sali misti e del bromo.
Assume nuovo volto il Villaggio del sale: creano un unico complesso fabbricati industriali, edifici comunitari e abitazioni per il personale su modello di altre esperienze di villaggi industriali coniugando caratteristiche di quelli operai ottocenteschi, delle città-giardino inglesi e dei contemporanei nuovi centri minerari dell’isola. Anche lo stile architettonico degli edifici è un richiamo a più ispirazioni, dal gusto liberty, al razionalismo al neoromanico della Chiesa di Santa Maria (eretta nel 1934 su progetto del direttore delle Saline, ing. Vincenzo Marchi).
Il Villaggio doveva rappresentare un nuovo modello di realtà produttiva dove le area dedicate alla produzione erano in continuità con le residenze e con i luoghi del tempo libero comunitario (parrocchia, dopolavoro): Palazzina della direzione situata all’ingresso del villaggio, le abitazioni (degli impiegati e separate quelle degli operai), l’abitazione del custode, le officine con la falegnameria, la centrale elettrica e la mensa, l’officina per la manutenzione delle locomotive, lo scalo d’alaggio, l’edificio dei sali scelti (per la produzione di sale alimentare), le fabbrica dei sali potassici (di costruzione più tarda, 1939, andò in disuso già negli anni ’60 e la ciminiera fu abbattuta nel 1985 perché pericolante), del bromo e del gesso, la sede del dopolavoro (inaugurato nel 1932; restaurato negli anni ’90 e adibito a teatro), il fabbricato dell’idrovora del Rollone (situata nella spiaggia del Poetto, immetteva e estraeva l’acqua dalle saline della spiaggia lungo il canale principale). A chiudere è la darsena del sale completata nel 1928 con la bonifica della zona del colle di Bonaria.
Nel corso del Novecento le Saline di Cagliari, inoltre, accostano al sistema di strade e canali per il trasporto del sale quello delle decaouville, ferrovia a scartamento ridotto simile a quelle utilizzate nelle miniere; i binari copriranno una estensione di trenta chilometri. Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 i vagoni saranno via via sostituiti dal trasporto su gomma.
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale segnarono una battuta d’arresto nella produzione del sale che riprese solo nel dopoguerra quando si dovette affrontare il problema dei costi di trasporto e stoccaggio del sale nei pressi della darsena. Il Magazzino del sale, conosciuto come Padiglione Nervi (ma l’attribuzione all’architetto strutturalista Pier Luigi Nervi non è certa anche se il disegno, costituito da volte paraboliche in cemento armato, è in linea con il suo tipico approccio progettuale) fu l’ultimo degli edifici costruiti presso le Saline di Cagliari; nel 1950 fu allargato il molo della Palafitta e tra il 1952 e il 1954 completato il Magazzino che entrò in funzione nel 1957 e sarà dismesso negli anni ’70 quando fu escluso dal ridisegno dei processi di carico che resero non più strettamente necessaria l’accumulazione del sale in deposito.
Dagli anni ‘70 le Saline di Cagliari perdono via via importanza industriale con riuscendo più a competere né sul piano nazionale nè sul piano internazionale con altri siti. A questo si aggiunse la crisi ambientale: già dalla metà degli anni ’50 il boom demografico aveva portato a un afflusso incontrollato delle acque reflue verso il bacino salante di Bellarosa Minore dai comuni circostanti privi di rete fognaria; questa fu solo la prima tappa del progressivo inquinamento dei bacini che porterà l'Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato a interrompere la produzione di sale e alla chiusura delle saline nel 1985.
Nel 1999 con la legge regionale 26 febbraio 1999, n. 5, viene istituito il Parco Regionale Molentargius-Saline (https://www.parcomolentargius.it/index.php) e l’anno successivo con la legge 23 dicembre 20002, n. 388 i beni delle Saline di Cagliari ancora in possesso dell’AAMS saranno trasferiti a titolo gratuito al demanio regionale per «completare la bonifica e la realizzazione del Parco naturale» (art. 114, comma 17).